mercoledì 25 luglio 2012

La Dogana: preludio della battaglia


Il capitano e il resto della compagnia rispettarono le condizioni imposte dal mercante, e prima dell’alba avevano oltrepassato il passo poco distante dal paese, con le prime luci dell’alba sparirono gli ululati dei lupi che avevano eccheggiato durante la notte. Il sentiero che passava nel fitto  bosco di larici era particolarmente angusto e i quattro cavalieri procedevano appiedati.
Procedettero descrivendo un largo giro mantenendosi in quota, passando così dal lato sinistro al lato destro della vallata fluviale sottostante. La discesa fu particolarmente lenta, la valle senza nessuna mulattira era percorsa da un sentiero in terra, completamente infangato dallo scioglimento della nevi e della abbondanti piogge del periodo.
Solo alla fine della valle, dopo circa 8 ore di cammino avvistarono i primi casolari in pietra addossati alla parete rocciosa che chiudeva la valle.

domenica 22 luglio 2012

Dal mercante


La partenza nel debole sole che albeggiava sulla mulattiera era stata silenziosa, il percorso si manteneva in quota e aggirava la valle che scavata profondamente dall’acqua aveva pendici irte e un sentiero accidentato.
Come previsto arrivarono ai magazzini del mercante nel primo pomeriggio. Vennero accolti da una moltitudine di persone, avvisate dalle grida di giubilo dei bambini che li avevano avvistati da almeno mezzora mentre percorrevano la mulattiera, sgombra da alberi che celassero alla vista chi la percorreva.

venerdì 20 luglio 2012

La ricerca dei sostituti


Cominciò così la ricerca di un sostituto che sapesse almeno maneggiare una picca. Per reclutarlo avevano ottimi argomenti. Il primo è che avrebbero lasciato la carestia della valle che dall’anno 1629 stava affliggendo la popolazione, 4 fiori di paga, e il bottino da dividere con i compagni.
Era così che l’oste che li ospitava della “squadra alta” in località Ornica si era offerto di passare la voce tra i giovani della contrada. Giovani ce n’erano pochi, tutti pastori o minatori nella Val d’inferno, secchi come fieno e imbelli.

mercoledì 18 luglio 2012

Le prime vittime


Il Capitano aveva avuto bisogno di affrettare i tempi per recarsi a Venezia. Per dare meno nell’occhio avevano percorso le strade del Ducato di Milano in cui godevano di una immunità incondizionata. Il Capitano, percorrendo quei luoghi, non aveva bisogno di qualificare il suo accento spagnolo e le discrezione delle loro azioni non davano nell’occhio. Quattro cavalieri e cinque appiedati che risalivano la sponda di lecchese del Lariano aveva incuriosito, comunque i monelli di strada.
immagine presa dal blog "creative family" una miniera di informazioni sulla storia locale


giovedì 12 luglio 2012

Repubblica di Venezia

a.d. 1628 Repubblica di Venezia - Territori Bergamaschi


Tamburellava, impaziente, con l’indice della mano sul consunto tavolaccio di legno dietro il quale era seduto. Nel frattempo osservava lo zotico in piedi di fronte a lui. Dall’esterno penetravano sommessi rumori di stoviglie e pentole.
Un minuto prima aveva sentito aprirsi la porta. Sollevando lo sguardo dai suoi carteggi,  si stupì di vedere quell’uomo di media statura, vestito di braghe lise e una camicia di tela, che richiudeva la porta di legno dietro di sè senza proferire parola.

Milano


a.d. 1628 - città di Milano

Una città in balia della peste è una visione decisamente "infernale" pensò il medico aggiustandosi sul viso la maschera che conteneva erbe aromatiche. Non che credesse nel loro effetto salubre, decantato da molti suoi colleghi, ma ne apprezzava l'aiuto concreto contro il tanfo della morte. L'incontro con la sua sorellastra non lo aveva particolarmente toccato. La ragazza se la sarebbe cavata e la "morte nera" la aveva già resa l'unica erede di una discreta fortuna. Più avanti avrebbe aprezzato la cosa...
Udì il grido. Si girò ma per l'uomo non c'era più nulla da fare. L'armadio che tentava di spostare gli era caduto addosso. Abbastanza pesante da fracassargli il cranio come constatò clinicamente il medico. Fu allora che a pochi passi dall'uomo vide la piccola fiala. Conteneva un liquido giallastro torbido dentro cui galleggiava qualcosa di nero. Presentava una lieve effervescenza che lo rendeva decisamente poco inerte. La parola "untore" si formò involontariamente nella mente del medico...

mercoledì 11 luglio 2012

Parigi


1615 - Città di Parigi

L'uomo di spada distolse lo sguardo dal manifesto ormai ingiallito.

-Un commediante- pensò -un misero commediante.

Eppure quel "capitano" che lo aveva umiliato era riuscito senza la minima difficoltà a parare la "botta segreta" che era costata la vita a più di un avversario. E dopo gli aveva pure risparmiato la pelle.

Sconfitto, non gli era rimasto altro da fare che confessare la disfatta al committente dell'assassinio e questo certo non aveva giovato alla sua altalenante reputazione.

Ora vagando per la città addormentata rimuginava sulla cosa.