La partenza
nel debole sole che albeggiava sulla mulattiera era stata silenziosa, il
percorso si manteneva in quota e aggirava la valle che scavata profondamente
dall’acqua aveva pendici irte e un sentiero accidentato.
Come previsto
arrivarono ai magazzini del mercante nel primo pomeriggio. Vennero accolti da
una moltitudine di persone, avvisate dalle grida di giubilo dei bambini che li
avevano avvistati da almeno mezzora mentre percorrevano la mulattiera, sgombra
da alberi che celassero alla vista chi la percorreva.
Le donne
salutavano calorosamente il mercante. La sopravvivenza dell’interno abitato
dipendeva dalla possibilità di rivendere le verge di ferro estratte dalla
montagna. La possibilità di commerciare con l’esterno era essenziale, ma quasi
nessuno aveva i mezzi per farlo in proprio: muli, carovaniere e soldati di
scorta erano ben al di sopra delle possibilità comuni.
Il mercante
faceva parte di una famiglia molto in vista, e proprio per questo influente. Il
fratello era il potestà del luogo e rappresentava il governo Veneto insediato
nella città. A questo univa l’attività mercantile della famiglia, che comprava
i prodotti della valle (lana e verghe di ferro) e le commerciava con i
Grigioni. Spesso barattava e rivendeva i prodotti pregiati riportati in patria
discendendo la valle e completanto il percorso della via Piula fino alla città.
Il Capitano e
i soldati alloggiavano in una stanza adiacente ai magazzini del mercante che
occupavano interamene un llato della piazza cittadina, quattro porte di robusto
legno conducevano all’interno. Sul lato sud dell’edificio una scala conduceva
al piano superiore, in cui abitava il mercante. La facciata era intonacata, la
parte superiore affrescata una madonna con bambino era contornata da motivi floreali.
Senza badare
eccessivamente alle apparenze, il capitano fu ospitato dal mercante la sera
stessa del loro arrivo.
“S’accomodi”
disse il mercante vedendolo entrare nel salone “qui vicino al fuoco, riuscirà a
dimenticare l’aria fredda della sera”.
Il capitano si
accomodò su un sedile di pietra ricavato all’interno del muro, tra lui e il
mercante seduto di fronte, la brace ardente del camino.
“E’ necessario
che partiate, domattina, prima dell’alba”
“devo trovare
un paio di uomini prima di addentrarmi nel territorio Veneziano” rispose
guardando negli occhi il mercante.
“non troverà
nessuno qui, e la disperazione non sarà sufficiente a convincere questi zotici
a seguirvi” disse rintuzzando il fuoco con l’attizzatoio, prese un ciocco di
legno da sotto il suo sedile di pietra “e la mia richiesta gentile, non deve
farle credere che manchi della necessaria fermezza” buttò il legno sul fuoco da
cui s’innalzarono scintille.
“domattina,
partirete prima del sorgere del sole e entro mezzogiorno sarete al maglio
infondo alla valle” disse il mercante guardandolo attentamente “il ponte potrà
essere attraversato senza scrupoli particolari, pagate quanto vi viene chiesto
e nessuno protesterà”. Girò gli occhi verso l’altro capo della stanza una serva
faceva capolino della porta. La congedò con un gesto della mano. Si sporse
verso il capitano “non fatela lunga, due bravacci come quelli perduti, li
troverete con facilità andando verso il contado di Bergamo; vi farò avere una
lettera di congedo con il sigillo di mio fratello il Podestà per sicurezza”.
“-me la farò
andare bene visto che ci avete reso un servizio, e Noi sappiamo
rispettare i nostri alleati”, disse il capitano ricambiando lo sguardo
schietto.
“- non
sfoggiate in queste terre la vostra sicurezza, e evitate ogni allusione ai
vostri amici, perchè di questi tempi basta poco per farsì che rispettabili
cristiani vengano additati come esecutori del maligno” si alzo stringendosi
nella veste orlata di pelliccia “e ora mangiamo, dovrete coricarvi presto,
l’alba non aspetta”.
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