a.d. 1545 - Città di Zurigo
L'abate alzò la testa dal taccuino, il viaggio era stato lungo ma finalmente era terminato. Lungo... Il lavoro di decifratura degli appunti dell'alchimista aveva richiesto molto più tempo in effetti. L'abate si considerava, non a torto, uno degli uomini più intelligenti del suo tempo ma quel criptogramma lo aveva messo a dura prova.
L'abate alzò la testa dal taccuino, il viaggio era stato lungo ma finalmente era terminato. Lungo... Il lavoro di decifratura degli appunti dell'alchimista aveva richiesto molto più tempo in effetti. L'abate si considerava, non a torto, uno degli uomini più intelligenti del suo tempo ma quel criptogramma lo aveva messo a dura prova.
In qualsiasi situazione ufficiale
avrebbe esitato a definire meno che blasfemo il lavoro dell'alchimista.
Probabilmente la sua ricerca distorta della pietra filosofale avrebbe suscitato
disgusto tra i suoi stessi colleghi. Secondo gli appunti lo scienziato aveva
scoperto ed isolato una sorta di submateria, "etere solido" lo
definiva. Questa era la chiave per creare la vita.
L'abate era profondamente
turbato. Non per l'imitazione dell'opera divina (egli era troppo intelligente
per farsi bloccare da timori reverenziali) ma per l'aspetto distorto dei
risultati che l'alchimista aveva descritto. Quello che era stato
"creato" non era, secondo il religioso, la vita in sèma un qualcosa
di nuovo... Di diverso. Ora però lo avrebbe capito e studiato.
Il cocchiere lo lasciò nel
sobborgo indicato. Trovò quasi subito la porta e vi fece girare la chiave.
Scese nella cantina. L'atanor era stato smantellato ma i suoi resti erano
ancora visibili. Alla luce di una candela l'abate identificò la parete est e
contò il nono mattone della terza fila. Lo sfilò facendo crollare una piccola
porzione di muro. Trovò la scatola di legno e la aprì servendosi di una daga.
Dentro trovò un grosso vaso di vetro. Conteneva la "cosa". Sembrava
un feto umano (l'abate ne aveva esaminato uno presso un noto apotecario) ma era
più espessivo, distrorto... "Adulto" forse. Era l'homunculus.
L'abate esaminò il vaso alla luce
della candela e fu allora che l'essere dentro il vaso spalancò due occhietti
vitrei. Fu un vero miracolo che permise al religioso di conservare la presa sul
contenitore. L'essere stava muovendo la piccola bocca...
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