Il capitano e
il resto della compagnia rispettarono le condizioni imposte dal mercante, e
prima dell’alba avevano oltrepassato il passo poco distante dal paese, con le
prime luci dell’alba sparirono gli ululati dei lupi che avevano eccheggiato
durante la notte. Il sentiero che passava nel fitto bosco di larici era particolarmente angusto e
i quattro cavalieri procedevano appiedati.
Procedettero
descrivendo un largo giro mantenendosi in quota, passando così dal lato
sinistro al lato destro della vallata fluviale sottostante. La discesa fu
particolarmente lenta, la valle senza nessuna mulattira era percorsa da un
sentiero in terra, completamente infangato dallo scioglimento della nevi e
della abbondanti piogge del periodo.
Solo alla fine
della valle, dopo circa 8 ore di cammino avvistarono i primi casolari in pietra
addossati alla parete rocciosa che chiudeva la valle.
“la dogana è
chiusa” gridò un soldato dalla sommità di una piccola torretta merlata.
“ma è
mezzogiorno! Perchè non è possibile passare?” rispose il capitano
“la Grida”
disse il soldato senza più sporgersi dalla torre per parlare con quelli sotto.
“di cosa
parlate? Nessuna grida è stata udita nei giorni passati”
“da ieri,
tutte le dogane sono chiuse, non si entra e non si esce l’anno deciso i potestà
della valle” disse sempre senza mostrarsi “si marcisce tutti qua in valle”.
Da sotto si
sentì il rumore di un cucciaio sul fondo di un recipiente. “ma noialtri che
abbiamo da fare qui? Per quanto saremo bloccati e cosa faremo?” rispose il
capitano dopo aver fiutato nell’aria l’odore di polenta bruciata.
“non ho niente
da spartire con voi, finchè c’è la peste non si entra e non si esce” disse
disienteressatamente
“soldato,
siamo qui da molto tempo, ad uscire vi leviamo d’incomodo”
“Avete mai
visto un appestato voialtri lassotto?” disse il soldato questa volta
sporgendosi “uno spettacolo da fare terrore!” disse sottolineando con un gesto
del capo la gravità dell’affermazione. “Io ne ho visto uno una volta, e mi
fulmini il cielo se per poco non muoio di spavento”. Il capitano rimase
immobile, meditando sul da farsi. Quello capitì che era ammutolito dalla
sorpresa.
“Tornavo bel
bello verso la guarnigione, dopo una serata a bere un goccio” fece un gesto
come per portarsi una coppa alle labbra. “ho sentito dunque del trambusto in
una casa che si affacciava sulla strada, quattro cavallieri sostavano fuori dal
cortile vestiti come andassero in guerra con le spade sguainate, arrivato nei
pressi dell’ingresso ho visto il malato” degluti “i cenci che aveva indosso,
coperti di sangue, nel cortile altri quattro guerrieri lo avevano infilzato da
parte a parte con le picche e stava inchiodato al muro, uno normale in quelle
condizioni sarebbe morto” fece una pausa “ma la peste non ti fa morire! Diventi
insensibile al dolore... e si agitava sperando di riuscire a prendersi quei
bravi armigeri!”.
I soldati
della compagnia erano immobili preoccupati del racconto che sentivano fare. Il
soldato sulla torre continuò “si muoveva, e si dimenava per liberarsi, i
quatttro spingevano le picche in dentro al muro, per liberarsi quell’uomo
avrebbe dovuto aprirsi il torace” si schiarì la voce “ per farla breve c’era
una specie di cavalliere o prete, con una mazza ferrata gridando benedizioni o
maledizioni gli ha fracassato il cranio” sputò dall’altro della torre “mi viene
da vomitare solo a pensarci, e io ne ho visti di sbudellamenti ma quel puzzo di
marcio in una battaglia tra cristiani non lo sentite di sicuro”. I soldati
sotto la torre si guardavano tra loro mentre quello di sopra riprendeva “, e
non è mica finita, hanno fatto piazza pulita di tutti i parenti che non erano
stati uccisi dall’appestato, hanno chiuso porte e finestre e bruciato tutto,
aspettando attorno alla casa finchè il fuoco ha lasciato solo cenere”.
Il capitano
allontanò i pensieri dai ricordi che lo riportavano indietro di un anno, ed era
fuggito dagli appestati, che avanzavano barcollanti in cerca di carne umana di
cui nustrirsi.
“Soldato, ho
un ordine scritto del Potestà della Quadra Alta, prendilo e facci passare”.
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