venerdì 20 luglio 2012

La ricerca dei sostituti


Cominciò così la ricerca di un sostituto che sapesse almeno maneggiare una picca. Per reclutarlo avevano ottimi argomenti. Il primo è che avrebbero lasciato la carestia della valle che dall’anno 1629 stava affliggendo la popolazione, 4 fiori di paga, e il bottino da dividere con i compagni.
Era così che l’oste che li ospitava della “squadra alta” in località Ornica si era offerto di passare la voce tra i giovani della contrada. Giovani ce n’erano pochi, tutti pastori o minatori nella Val d’inferno, secchi come fieno e imbelli.

“Oste ce ne andiamo”, disse il Capitano nel piccolo vicolo antistante la stalla.
“il vostro magnifico destriero, sarà pronto tra poco” disse aprendo la porta della stalla “mai vista una bestia così forte”
“Oste non sporcare le mie orecchie con la tua insipienza, il mio cavallo è un onesto palafreno buono per portarmi all’inferno” si guardò in giro controllando il resto della compagnia, presa nei preparativi di sacche e bisacce. “ Tu gli hai guardato i denti, e avendo denti migliori dei tuoi hai pensato al valore del cavallo” gli puntò il dito indice contro il petto “non hai avuto il fegato di assassinarmi nel sonno, o di farlo fare a chi dormiva con me”, l’oste indietreggiò per allentare la pressione sul suo petto “ti sei risparmiato il cruccio di nutrire un cavallo che non avresti potuto rivendere, e i quattro denti che hai non sono sufficienti per mangiarne le sue carni arrostite”.
L’oste degluti “ Signore no, mai ho meditato quello che dici che il padreterno mi protegga”.
“Il padreterno è dalla parte sbagliata questa volta. E dalla Tua non c’è mai venuto!”
La compagnia, ridacchiava sentendo quelle parole, erano lì da due giorni e il riposo aveva giovato loro. Il più impaziente era il mercante, che tardava da casa sua ormai da mesi.
“Lasciate in pace il nostro ospite Capitano, e avviamoci alla destinazione” disse il mercante giungendogli da dietro le spalle “la miseria della carestia ha impoverito queste contrade oltre misura, i pascoli sono magri e la fame è legittima e benedetta, perchè se si ha fame è segno che si è vivi” seguì il capitano con lo sguardo mentre messa mano alla scarsella liquidava i debiti con l’oste.
“Sono troppo buono con voi” disse dunque rivolgendosi all’oste mentre contava ad uno ad uno ogni bezzone e gazzetta che faceva prima cadere da una mano all’altra e poi rovesciava sulle mani libenere dell’altro “E sono generoso, decisamente eccessivo, tale che se un briccone m’assalisse dovrò mandarlo da Voi per riscuotere quanto estorce a me!”.
“Non scherzate, con questi accompagnatori” indicò con un gesto del braccio con la mano serrata sulle monete “ chi arrischierebbe uno stocco in pancia?”
Il mercante lo guardò in tralice “Bravo” sottolineò con puntandogli il dito contro “e con codesti gentiluomini grigioni non si ragiona di stoccate, ma di tirare le cuoia, oste avvisato...”.
Grigioni non sono, illustre! Il tipaccio che comanda è” s’avvicinò per non farsi udire dal soggetto della sua conversazione ma fu interrotto dal mercante. “Tasi, tasi e continua a fare il tonto che ti viene tanto bene. A Sankt Moritz li o presi, e Grigioni sono”. Non fu bisogno di nessuna replica dell’avvertimento. “tieni un altro bezzone, bevi alla mia salute e che i lupi prendano te al posto mio!”.

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