Cominciò così
la ricerca di un sostituto che sapesse almeno maneggiare una picca. Per
reclutarlo avevano ottimi argomenti. Il primo è che avrebbero lasciato la
carestia della valle che dall’anno 1629 stava affliggendo la popolazione, 4
fiori di paga, e il bottino da dividere con i compagni.
Era così che
l’oste che li ospitava della “squadra alta” in località Ornica si era offerto
di passare la voce tra i giovani della contrada. Giovani ce n’erano pochi,
tutti pastori o minatori nella Val d’inferno, secchi come fieno e imbelli.
“Oste ce ne
andiamo”, disse il Capitano nel piccolo vicolo antistante la stalla.
“il vostro
magnifico destriero, sarà pronto tra poco” disse aprendo la porta della stalla
“mai vista una bestia così forte”
“Oste non
sporcare le mie orecchie con la tua insipienza, il mio cavallo è un onesto
palafreno buono per portarmi all’inferno” si guardò in giro controllando il
resto della compagnia, presa nei preparativi di sacche e bisacce. “ Tu gli hai
guardato i denti, e avendo denti migliori dei tuoi hai pensato al valore del
cavallo” gli puntò il dito indice contro il petto “non hai avuto il fegato di
assassinarmi nel sonno, o di farlo fare a chi dormiva con me”, l’oste
indietreggiò per allentare la pressione sul suo petto “ti sei risparmiato il
cruccio di nutrire un cavallo che non avresti potuto rivendere, e i quattro
denti che hai non sono sufficienti per mangiarne le sue carni arrostite”.
L’oste degluti
“ Signore no, mai ho meditato quello che dici che il padreterno mi protegga”.
“Il padreterno
è dalla parte sbagliata questa volta. E dalla Tua non c’è mai venuto!”
La compagnia,
ridacchiava sentendo quelle parole, erano lì da due giorni e il riposo aveva
giovato loro. Il più impaziente era il mercante, che tardava da casa sua ormai
da mesi.
“Lasciate in
pace il nostro ospite Capitano, e avviamoci alla destinazione” disse il
mercante giungendogli da dietro le spalle “la miseria della carestia ha
impoverito queste contrade oltre misura, i pascoli sono magri e la fame è
legittima e benedetta, perchè se si ha fame è segno che si è vivi” seguì il
capitano con lo sguardo mentre messa mano alla scarsella liquidava i debiti con
l’oste.
“Sono troppo
buono con voi” disse dunque rivolgendosi all’oste mentre contava ad uno ad uno
ogni bezzone e gazzetta che faceva prima cadere da una mano
all’altra e poi rovesciava sulle mani libenere dell’altro “E sono generoso,
decisamente eccessivo, tale che se un briccone m’assalisse dovrò mandarlo da
Voi per riscuotere quanto estorce a me!”.
“Non
scherzate, con questi accompagnatori” indicò con un gesto del braccio con la
mano serrata sulle monete “ chi arrischierebbe uno stocco in pancia?”
Il mercante lo
guardò in tralice “Bravo” sottolineò con puntandogli il dito contro “e con
codesti gentiluomini grigioni non si ragiona di stoccate, ma di tirare
le cuoia, oste avvisato...”.
“Grigioni non
sono, illustre! Il tipaccio che comanda è” s’avvicinò per non farsi udire dal
soggetto della sua conversazione ma fu interrotto dal mercante. “Tasi, tasi e
continua a fare il tonto che ti viene tanto bene. A Sankt Moritz li o
presi, e Grigioni sono”. Non fu bisogno di nessuna replica dell’avvertimento.
“tieni un altro bezzone, bevi alla mia salute e che i lupi prendano te
al posto mio!”.
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